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PANORMUS - LUOGHI

Alla ricerca del Genio di Palermo [5/6]

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Il nostro seguito continua con la Via Casteltermini e Piazza S.Anna, siamo in piena zona Lattarini, come denota anche il nome arabo “suk-el-attarin”, l’antico mercato delle spezie che in tempi moderni con la trasformazione urbanistica a cancellato totalmente le operazioni commerciali e divenuto punto di smercio per ferramenta, chincaglierie, vestiti da lavoro, blue-jeans e oggetti e abbigliamento di provenienza o uso militare, nei negozi  presenti si compra all’ingrosso e al minuto.



Piazza Pretoria, con il palazzo Municipale e a destra la maestosa fontana

Vi possono ammirare il retro del Palazzo Gangi, il teatro di S. Cecilia e la chiesa barocca di S. Anna con l’annesso convento per i Padri del Terz’ordine dei Francescano, eretto nel 1607 ed articolato intorno ad un chiostro con colonne monolitiche in marmo grigio che sostengono delle arcate a tutto sesto.

Oltrepassando la Via Roma, larga strada che taglia trasversalmente due mandamenti del centro, realizzata a più riprese tra il 1887 ed il 1922, ci s’immette nella Discesa dei Giudici detta “Calata dei Giudici” in cui abitavano alcuni Giudici della Corte Pretoriana, per raggiungere il Palazzo Comunale (delle Aquile).

Nello scalone principale all’altezza del primo pianerottolo s’incontra la scultura del “Genio”, i pezzi che la compongono sono di diversa provenienza, pare che siano state assemblate alla fine del XVI secolo e, sono opera di Gabriele di Battista e di Domenico Gagini.

Sistemato al centro di una lastra che copre una conca che sta in cima ad una mozzata colonna, sul bordo del largo vaso corre una scritta in latino: “Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit”, con uno stuolo d’effigi in altorilievo a cerchia di uno scudo che reca una scritta “Fidelitas”, alla base trattiene la stele un elemento con una lunga iscrizione funeraria a grafie decisamente molto ridotti dove si notano sei scudi arrotondati che recano azioni inerenti alla fedeltà.

Due paggi seduti, affiancano una base di marmo grigio di billiemi, dove regge una colonnina di porfido rosso, il tutto è alto due metri e sessanta centimetri, la statuetta molto più piccola rispetto alle altre e definita dai palermitani Palermo “u nicu” (pichulu).

Usciti dalla sede comunale nella piazza dove domina la grande fontana cinquecentesca dove il simbolismo delle statue richiama i corsi d’acqua palermitani, nella pira formata da altre tre piccole vasche al culmine di esse troneggia un putto reggistemma collocato su uno stelo marmoreo, molti palermitani eruditi definiscono l’amorino con il “Genio di Palermo”.

Ai piedi della piccola scalinata che immette in Via Maqueda di solito sostano delle caratteristiche carrozzelle con i relativi vetturini (Gnuri) che danno la possibilità di girare la città, comodamente seduti e trastullati, dal passo del cavallo, ha godersi le meraviglie della metropoli è il caso di utilizzarli per raggiungere la Cappella Palatina.

Una raccomandazione poiché le carrozzelle non utilizzano il tassametro, il pagamento avviene per contrattazione, i palermitani sono maestri nel “Pattuiri” il prezzo.

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