Cattedrale di Palermo
Corridoio di accesso alla cripta
La volta a crociera,
realizzata con grossi conci calcarenitici, è sostenuta da quattordici tozze
colonne di cui otto sono in granito, le altre in marmo di billiemi o in
marmo rosso maculato di bianco; sono sormontate da rustici capitelli in
arenaria che portano scolpiti entro foglie d’acanto, sommari decori
d’aquila, foroni, rose e palme.
Disposte lungo l’asse
longitudinale dividono l’ambiente in due navate separate da sette arcate a
sesto acuto, sul muro d’ambito orientale le vele si appoggiano su pieducci
sporgenti dalle pareti, al di sopra di esse s’incontrano le crociere, dove
si apre una monofora a larga strombatura per dar luce all’interno,
essenziale e scarno, vi regna una suggestiva penombra interrotta soltanto da
qualche furtivo raggio di sole.
Cattedrale di Palermo - Cripta. Prima stanza
In fondo a destra si scorge l'altare
Alloggiano sotto gli archi e
lungo le pareti, ventitré sarcofagi racchiudenti i mortali avanzi degli
arcivescovi palermitani; di questi undici sono state sempre nel sacello
mentre le altre dodici urne furono collocate nel 1780.
Adagiati su dei piedistalli
di cemento, i sepolcri sono privi di baldacchino che, nelle tombe reali
distingueva il rango monarchico, e riutilizzano diverse urne di varia
provenienza: sepolture romane, ellenistiche e paleocristiane, inizialmente
tombe pagane, sono state riscalpellate, spesso è stata fatta la copertura.
Tra i più belli quello di un
senatore e commediografo romano, adattato per l’arcivescovo Ugone, morto nel
1150 e vissuto al tempo di Ruggero II e Guglielmo I il malo; del periodo
romano in marmo di Carrara, è ornata nel frontespizio da due geni volanti
che sostengono un tondo con un mezzo busto, e altre figure con maschere
teatrali: l’una comica, l’altra tragica, rivolte in senso opposto.
Splendido il sarcofago di
Federico d’Antiochia fratello di Bartolomeo e di Francesco, arcivescovi
(presenti in altre urne) unico laico qui seppellito, la cui figura adagiata
sul sepolcro è di una tale perfezione che si stenta a crederla trecentesca.
L’urna, romana, reca al centro un medaglione con Cristo benedicente alla
greca, un libro in mano e ai lati la Vergine Annunciata e un angelo con
putto in ginocchio.
Dentro l’absidiola maggiore vi è la tomba dell’arcivescovo Giovanni Paternò,
morto nel 1511, la cui figura spirante emerge dal coperchio in abiti
pontificali, opera d’Antonello Gagini; il sarcofago, d’origine greca, reca
al centro lo stemma della famiglia Paternò sorretto da due geni alati,
mentre ai lati vi sono scene d’offerte sacrificali.
Dirimpetto, a guardia
perenne, sta il sarcofago di tufo del periodo normanno di Gualtiero (1190)
fondatore della cattedrale, l’urna sicuramente doveva essere adornata da
mosaici che si vedono ancora sul coperchio.
Vi sono tutti i più grandi pastori della chiesa palermitana, dal cardinale
Giannettino Doria, l’esaltatore della “Santuzza” e sostenitore del
giuramento dei palermitani di difendere l’Immacolata Concezione,
all’arcivescovo Cesare Ma rullo che si adoperò per la costruzione del
seminario di Palermo, il cui sarcofago di marmo bianco, del periodo greco,
raffigura una scena di caccia al cinghiale.
La più bella è pregevole
tomba, in senso assoluto, risale al tempo romano classico: di marmo bianco,
rappresenta l’incoronazione di un poeta, questi è raffigurato seduto con la
veste togata e reca in mano un papiro arrotolato; alla sua sinistra si vede
una suonatrice di cetra seduta con una lunga veste, intorno ai due vi sono
le splendide figure di nove muse in acclamazione.
In fondo alla prima navata,
nel muro meridionale si trova l’altare: composto da marmo bianco, utilizza
alcuni frammenti di marmi mosaicati del trono vescovile che era davanti a
quello reale ancora esistente in chiesa.
Esso venne collocato in
questo sito, prima del 1848 per occludere il passaggio verso l’esterno; in
precedenza vi era l’urna tardo romana che conteneva il corpo di San Cosma,
successivamente trasferita entro la chiesa nella cappella delle reliquie.
Sono ancora visibili, nel
muro occidentale a lato dell’abside, alcuni accessi, oggi murati, che
permettevano l’accesso, sia dall’esterno che dall’interno della chiesa per
assistere alle funzione religiosa.
Il sacrario, nel 1982 è stato
oggetto di ricerche archeologiche che hanno determinato nuove conoscenze di
questo luogo ambiguo.