Particolare devozione ha il popolo
palermitano per la Vergine Maria, nella madre divina ha riservato un posto
privilegiato, la pietà popolare si manifesta onorando le sue immagini e le
sue statue e in specificato modo la sua festa, per occasione rinnova il
“voto sanguinario” per cui viene definito “dovere” dei palermitani
“difendere l’immacolato concepimento sino all’ultimo respiro dell’anima”. |
Il fedele palermitano si reca in pellegrinaggio, nella
chiesa di San Francesco d’Assisi per tutta la serata del 7
dicembre per visitare la sua cappella, che gli avvenimenti memorabili
vollero riccamente decorata a spese del senato cittadino nel 1624 e che
serba sull’altare un magnifico quadro dell’immacolata assunta in cielo e,
omaggiare il simulacro d’argento donato nel dicembre del 1647 da Gian
Battista de Leopardi al convento Francescano di Palermo, esposto come di
consueto, ogni anno, fuori dal tempietto in cui rigorosamente viene
conservato, riservandosi però il de Leopardi una delle tre chiavi con le
quali viene chiusa da una cancellata di ferro la cappella in cui è
custodita la statua, rivolgendosi a lei per i bisogni e le angosce
dell’umano.
Numerosi, anzi numerosissimi, accorrono non
solo in basilica ma anche per le strade a fare da ala al passaggio del
simulacro della Vergine Immacolata, portato a spalle dagli “schiavi di
Maria”, costituitosi in congregazione fin dal lontano 1726.
“Trema lu ‘nfernu e trionfa Maria…..viva
Maria ‘mmaculata” con questo grido, i confrati della congregazione
del Porto e Riporto il giorno 8 dicembre portano in processione la
“vara” con la pregevole statua dell’immacolata, eseguita in argento
sbalzato e cesellato e fuso che rappresenta la visione di Giovanni
descritta nell’apocalisse dove si vede una donna attorniata dai raggi del
sole che reca sotto i suoi piedi la luna e il suo capo cinto da una corona
di dodici stelle.
Un’immagine raffinata e coinvolgente e che
ispira fiducia e venerazione, ornata di preziosi monili donati dall’umiltà
del popolo, che i confrati conducono ogni anno in Cattedrale e
viceversa alla sua sede naturale.
Un rituale che inizia mesi prima con i
tredici “Sabati” che prevedono la funzione in Basilica e la conclusione
nella Cappella-Sede della congregazione con il canto del “Magnificat”, il
bacio della Reliquia ed il sorteggio delle “Culazioni” (vassoietti con
dolciumi), e la celebrazione dei Vespri solenni del 7 Dicembre, per
culminare con l’esaltazione religiosa.
La processione “da' Marunnuzza” ha
inizio con “la’ scinnuta” (discesa), per mezzo di una particolare
pedana che annulla il dislivello tra il piano stradale e l’ingresso della
Basilica, i confrati con una tecnica motoria peculiare che consiste nel
sollevare le aste, anteriori della “vara”, con le braccia levate sopra la
testa, chi sta nelle aste posteriori, accovacciate nella spalla, così
facendo si evita di sbilanciare il fercolo.
Ogni asta ha un commissario, il quale sarà
responsabile d’ogni gruppo presente al sollevamento, ed avrà ha
disposizione trentasei uomini per il ricambio.
La tensione è singolare per i portatori che fra di loro s’incoraggiano a
vicenda, affrontando la velocità che il fercolo si procura in pendenza e
sia per chi assiste, alla fine un lungo applauso e le note festose della
banda musicale salutano l’avvenuta discesa (‘a scinnuta arrinisciu).
Portato lungo Corso V.Emanuele e Via
Roma il simulacro giunge presso la colonna votiva in Piazza San
Domenico, per assistere all’annuale offerta dei fiori alla Vergine,
cui provvedono i Vigili del Fuoco, per l’occasione la piazza si trasforma
in un teatro popolare dove puntualmente le sue quinte sono rappresentate
da tutti quei devoti che voglio rendere omaggio alla Vergine.
Dopo l’acclamazione popolare da lì fino in
Cattedrale scortata dalle autorità civili ed ecclesiastiche, che nella
precedente giornata avevano assistito ai solenni Vespri.
In quella serata il Senato palermitano,
nell’affollatissima basilica francescana, rievoca in nome della città, il
pronunciamento del voto solenne e subito dopo nel libro rispettivo si
appone la firma testamentaria. A ciò fa seguito la simbolica offerta degli scudi d’argento che la
Giunta dona per il culto dell’Immacolata. A tale funzione, assistono il Sindaco con i Consiglieri Municipali
scortati dalle Guardie del Comune nelle loro caratteristiche divise gialle
e rosse, alla presenza del Cardinale Arcivescovo tutore dell’istituito
Capitolo del Duomo pronunciato nel giorno 8 dicembre 1698.
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