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PANORMUS - RITI RELIGIOSI

LA DOMENICA DELLE PALME

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E’ la domenica precedente la Pasqua: si celebra con la benedizione e la distribuzione delle palme e di ramoscelli d’ulivo, in città come in tutti i paesi della provincia. 

Ogni città si trasforma in Gerusalemme e rievoca l’ingresso trionfale di Gesù con processioni e riti rievocativi in parte emozionanti. 


A Piana degli Albanesi il rito bizantino vuole che il vescovo, riccamente vestito e a cavallo di un asinello, attraversi il paese per fare il suo ingresso pomposamente; i ragazzi di Montelepre portano in processione palme e rami d’ulivo fino alla chiesa Madre prima di essere benedetti, così come a Blufi, nel versante interno delle Madonie, i fedeli che partecipano al rito della benedizione oltre alle palme usano realizzare panierini, crocette, ventagli, che utilizzano nelle case a scopo propiziatorio. 

Carattere più rituale ha la processione a Gangi: l’immutata ripetibilità d’antiche gesta in cui gli elementi religiosi si legano a quelli collegati con l’attività agricola. La palma e il dattero, simboli di fecondità, sono portati in processione per essere benedetti e conservati per tutto l’anno affinché proteggano le loro case da influssi malefici. Protagoniste della suggestiva celebrazione religiosa sono le undici confraternite locali, che indossano gli antichi originali abiti per prendere parte ad un rituale più contemplativo del palermitano e delle Madonie tutte. 

Qualche giorno prima i confrati della confraternita prescelta a gestire la processione si attivano a raccogliere le palme che condurranno nella loro sede per poi distribuire a ciascuna delle undici confraternite un fascio di palme che servirà all’indomani per la processione. 

Esse provvederanno ad allestire un gran fascio di palme con fiori variopinti, datteri e simboli sacri, realizzati dagli stessi artigianalmente utilizzando le medesime palme. A modo di corona saranno sistemate le crocette “d’azoma” cosiddette per il legno con cui si confezionano e che in dialetto gangitano è detto azoma; ad esse è attribuito un potere magico - religioso, assegnatogli solo in quegli anni in cui nel mese di marzo vi sono cinque venerdì. Le palme così addobbate sono riposte in un supporto di legno “a cunocchia” formato da una ruota piena di fori in cui sono introdotti i rami, e da un asse di legno che permette di portarle più agilmente in corteo. 

Tutti i confratelli disimpegnati si avviano a preparare i ceri, le insegne e le croci. Nel contempo si dà inizio alla vestizione; essi indosseranno una tunica bianca con addosso un mantello che porterà un colore diverso per ogni confraternita, altri con il classico abitino, ai primi rulli di tamburo che servono come avviso, tutti pronti per la manifestazione. Ad uno dei confrati spetta il compito di portare il “coccumu", che è il bastone di sostegno del cero con cui è raffigurato il simbolo della confraternita; segue il corteo un grande crocifisso in segno di lutto. 

Ogni confraternita sarà accompagnata e preceduta da due “tamburinari” che indosseranno le preziose “rubriche”, antichi abiti settecenteschi ricamati a mano con l’ausilio di fili d’oro e argento. 

I rulli di tamburo annunciano l’inizio del corteo che si snoderà per tutte le tortuose e strette viuzze del paese per raggiungere la chiesa Madre, prima tappa della processione, dove le palme portate a spalla dai confrati d’ogni congregazione seguiti dai tamburini, verranno benedette. 

Si riparte per raggiungere tutte le altre chiese del paese per poi fare ritorno alla chiesa Madre dove si concluderà la processione, dopo aver assistito alla Santa Messa. Il momento più spettacolare è l’ingresso delle grandi palme sotto gli archi d’accesso della chiesa Madre, accompagnate da una spettacolare ritmica esibizione dei tamburini. Le confraternite, al rientro nelle loro sedi, avranno cura di distribuire le palme benedette ai fedeli. 


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