Giovedì: l’ultima Cena preparata all’aperto con una apposita
scenografia richiamata alla realtà storica di quel periodo.
Venerdì: i simulacri del Cristo Morto e dell’Addolorata
vengono portati in processione per le vie della borgata fino a tarda
notte; la caratteristica peculiare consiste nel fatto che ad accompagnare
l’urna del Cristo sono i giovani incappucciati della confraternita del
Gesù Bambino, scortati dalle guardie spagnole con le loro particolari
armature, risalenti al periodo della loro dominazione.
L’Addolorata, una scultura di legno alla quale vengono applicati il manto
nero e il cuore trafitto d’argento, viene portata in processione dai
membri più anziani della confraternita, abbigliati a lutto.
Il
dramma esordisce con il processo intentato a Cristo in cui, con una
intensa partecipazione degli attori, è esposta la requisitoria contro il
Figlio di Dio fatto Uomo il quale, senza difendersi, si prepara al
sacrificio finale.
Pilato si affaccia nella scena iniziando il suo interrogatorio,
avvicendandosi poi col raffronto tra Gesù e Antipa, che lo rimanda dal
Pretorio per il verdetto, poi la flagellazione e infine, con il crescendo
tumultuoso del popolo ebraico, il pretorio, lavandosi le mani, sentenzia
la condanna a morte per l’innocente,. Quindi si procede al trasferimento
dello spettacolo dal palco organizzato all’interno del cortile dell’ex
OMPI, alle vie della borgata.
Il contatto
diretto tra la gente e i personaggi interpreti del dramma fa sì che
la dimostrazione pubblica raggiunga momenti di grande partecipazione
emotiva. Le varie stazioni della Via Crucis, le cadute di Gesù
innocente e sanguinante dopo la fustigazione, caricato del fardello
pesante del legno della croce, il suo incedere sempre più lento e
doloroso, gli incontri con il Cireneo, la Veronica, la Maddalena e
il più commovente con la Madre, danno una carica di profonda
veridicità alla rappresentazione e, nonostante la folla, il silenzio
domina sovrano su tutta la scena, ove le parti sono rigorosamente
rispettate e riproposte con grande solennità.
Ad
un tratto lo scenario si sposta alle falde del monte Gallo in località
"Spina Santa", e l’apparato scenico entra proprio nella sua matrice
naturale. Il pubblico segue con attenzione l’evolversi delle azioni da uno
spazio predisposto per una visione peculiare.
L’affaccendarsi di tutti prepara all’atto conclusivo: la Crocifissione.
Gesù, inchiodato alla croce, viene issato e posto tra due ladroni, ai suoi
piedi si portano sua Madre, dal cuore straziato, che chiede pietà per il
Figlio, l’apostolo Giovanni e altre pie donne, i soldati romani posti lì a
guardia si appartano per tirare a sorte le vesti del Redentore, i
sacerdoti del Sinedrio assistono compiaciuti alla crocifissione, sullo
sfondo di un cielo che si va facendo sempre più buio. Tutto è compiuto.
La
rappresentazione si avvia verso il suo epilogo, Gesù deposto viene
adagiato sulle braccia della Madre, avvolto nella Sindone e collocato in
un Sepolcro guardato a vista dalle milizie mentre, lentamente, tutti vanno
via.