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Il dialetto: l'influenza franco-normanna

 

 

Sviluppo linguistico dal medioevo

Verso l'anno 1000 tutta l'Italia meridionale, compresa la Sicilia, era una miscela complessa di piccoli stati, di lingue, religioni e origini etniche. Tutta la Sicilia era dominata dai Saraceni, tranne la parte nord-orientale, che era principalmente greca e cristiana. L'estremo sud della penisola italiana faceva parte dell'Impero bizantino e vi si parlava principalmente il greco, anche se molte comunità godevano di una certa indipendenza da Constantinopoli. Il principato di Salerno era lombardo. I lombardi (o langobardi) inoltre avevano cominciato a trasformare alcuni dei territori bizantini ed erano riusciti a stabilire alcune città-stati indipendenti. Era in questo contesto che i normanni entravano nella storia dell'Italia meridionale in numero sempre crescente durante la prima metà del XI secolo.

Influenza franco-normanna


LA ZISA

Quando i due condottieri normanni più famosi dell'Italia meridionale, Ruggero I di Sicilia e suo fratello, Roberto il Guiscardo, iniziarono la conquista della Sicilia nel 1061, controllavano già l'estremo sud dell'Italia (la Puglia e la Calabria).


mosaico raffigurante Ruggero II
che riceve la corona da Cristo

A Ruggero sarebbero stati necessari altri 30 anni per completare la conquista della Sicilia (Roberto morì nel 1085). Durante questo periodo, la Sicilia si latinizzò e cristianizzò per la seconda volta.

Un gran numero di parole normanne vennero assorbite dalla lingua siciliana, per esempio:
accattari - comprare (dal normanno acater, francese moderno acheter )
accia - sedano (da ache)
ammintuari o muntuari - accennare, nominare (dal normanno mentevoir')
ammuarru o armaru - armadio (da armoire)
appujari - appoggiare (da appuyer)
bucceri (vucceri) - macellaio (da bouchier)
buatta - latta, barattolo (da boîte)
custureri - sarto (da coustrier, francese moderno coutourier)
firranti - grigio (da ferrant)
fuoddi - pazzo (da fol)
giugnettu - luglio (da juignet)
ladiu o lariu - brutto (da laid)
largasìa - generosità (da largesse)
magasè - magazzino (da magasin)
mustàzzi - baffi (da moustache)
perciàri/pirciàri - bucare
puseri - pollice (da poucier)
racìna - uva (da raisin)
raggia - rabbia (da rage)
testa - testa (da teste)
travagghiari - lavorare (da travaller, francese moderno travailler, ma in spagnolo trabajar dal latino. tripaliāre, de tripalĭum)
trippari o truppiccari - inciampare (dal normanno triper; ma anche provenzale trepar)
tummari o attummuliari - cadere (da tomber)

I seguenti avvenimenti, durante o subito dopo la conquista normanna, sono stati determinanti nella formazione della lingua siciliana:

• I normanni hanno portato con loro non soltanto i propri parenti francofoni (anche se è probabile che il loro numero fosse esiguo), ma anche i soldati di ventura dall'Italia meridionale, soprattutto di origine lombarda (con il loro idioma gallo-italico) ed altri italiani dalla Campania. Questi ultimi avrebbero importato in Sicilia il latino vulgare, una lingua non molto diversa da quelle parlate nell'Italia centrale.

• La guerra di conquista, durata trent'anni, e la restaurazione della chiesa cristiana provocarono la cacciata dei Saraceni dalle zone centrali della Sicilia: molti di loro ripararono nell'Africa settentrionale.

• Il ripopolamento, specialmente con cristiani dal continente europeo, fu promosso da Ruggero I. Le zone occidentali della Sicilia furono pertanto colonizzate da immigrati della Campania. Le zone orientali-centrali della Sicilia furono ripopolate invece da coloni della Padania che importarono la propria lingua gallo-italica. Dopo la morte di Ruggero I e sotto la reggenza di Adelaide (lei stessa proveniente dall'Italia del nord) durante la minore età di suo figlio, Ruggero II, il processo di colonizzazione lombarda fu intensificato.


FOTO LA MARTORANA

Questi i fattori principali che concorsero allo sviluppo della lingua siciliana come la conosciamo oggi. La variante campana del latino vulgare era simile al latino vulgare del centro-Italia (e quindi, implicitamente, abbastanza simile al latino vulgare della Toscana alla base dell'Italiano, lingua franca, unificatrice e, dal 1861, ufficiale in tutta l'Italia). Questo substrato linguistico campano fu contaminato da molte componenti linguistiche galliche presenti in Sicilia (normanna, francese e longobarda). La nuova lingua, evolvendosi, sostituì diverse parole arabe e greche, ma centinaia di queste parole sono rimaste nel vocabolario della nuova lingua romanzesca.

 
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