La
piazza del mondo, un microfono, un cartellone, una
chitarra; la tradizione dei cantastorie che vanno di
villaggio in villaggio a raccogliere le folle ai loro
versi non e’ mai finita: sono
diversi i tempi, i mezzi, ma è rimasta intatta la capacità
ed il desiderio di risalire l’evento rendendolo cronaca,
con forme di narrazione e verità, nei modi comunicativi,
spettacolari dei cantastorie di oggi.
Oltre al
lavoro di recupero della tradizione, essi riflettono e
cantano sui cambiamenti a cui e’ sottoposta la società
in ambito familiare, sull’immigrazione, il terrorismo,
il malgoverno, le guerre; osservano acutamente la realtà
raccogliendo dati, fatti, o notizie. Ogni occasione è
buona per esprimere il loro punto di vista e
puntualizzandovi il ragionamento morale.
Nascono
ballate dalla vocazione informativa, provocatoria,
dialettica, satirica che fu di poeti cantastorie come
il grande poeta Ignazio Buttitta, Orazio Strano, Ciccio
Busacca, Turiddu Bella, ed oggi, Mauro Geraci, Franco Trincale, Nono’ Salamone, Otello
Profazio, Vito Santangelo, Leonardo Strano, Fortunato
Sindoni.
Uno dei
cantastorie del passato tra i più interessanti, è stato
Ciccio Busacca con le storie di banditi, della mafia, dei
contadini, del popolo e delle sue lotte sindacali, voce
partecipe dei movimenti politici; memorabile e suggestiva
la sua interpretazione del Lamentu per la morti di Turiddu
Carnevali di Ignazio Buttitta, suo amico.
A DESTRA
UNA MIA FOTO A RACCONIGI:
IO... CANTASTORIE !
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