Detto tammureddu,
è uno strumento a percussione, menbranofono, di antichissima
origine; lo testimonia la presenza nei musei, di statuine con
il tamburo a cornice in mano, lo stesso che veniva usato nei
riti magici e rituali in alcune zone della Sicilia; era
l’antico cembalo della cultura rituale orgiastica
greco-romana.
Istintivamente
oggi si associa il tamburello alla tarantella siciliana
o ad altre melodie popolari, segno della vasta diffusione che
ebbe nel tempo in tutta l’area del Mediterraneo. Questo
strumento che non richiede particolare preparazione per essere
suonato, ma un buon senso del ritmo, conferisce alle melodie
allegria e gaiezza tipiche delle danze meridionali italiane.
Di dimensioni variabili, ha una sola faccia ricoperta da una
membrana, pelle conciata, di capretto o di coniglio che,
bagnata, viene tesa su una cornice ricavata da una striscia di
legno modellata a cerchio e fissata intorno ad essa con colla
e chiodi, e a volte con l’aggiunta di un controcerchio in
legno. Inoltre attorno all’armatura circolare, ha attaccati
vari sonagli metallici che arricchiscono la sonorità dello
strumento; per questo può anche venire scosso.
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