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"U nannu", sinonimo d’allegria, nei
vecchi quartieri popolari era celebrato con grandi abbuffate di salsiccia
generosamente innaffiata con buon vino e, nel contesto, il personaggio
principale, con al collo una collana fatta di salsicce, pronunciava
invocazioni di varia natura e, raggiunto lo stato di ubriachezza, usava il
vino come profumo, spruzzandosene addosso..
Un’altra maschera,
“lu
scalittaru” armato di una lunga scaletta ritraibile, divertiva il
pubblico regalando cartocci di confetti, fiori e lumie alle donne affacciate
alle finestre o ai balconi; legava i doni all’estremità della scaletta,
l’allungava fino ai primi ed ai secondi piani delle case, ritirandola dopo
l’offerta e mescolandosi tra la folla esultante.
Tutt’oggi, nel
popolare quartiere di Ballarò, dove si tramandano antiche usanze, la
fantasmagorica figura “du’ nannu’” vestita di tutto punto, seduta ad un
balcone o presso un tavolo in una delle taverne del luogo, attende “a vampa
d’u’ nannu’”, come nella tradizione del carnevale palermitano.
GLI SCHERZI
Ma nei rioni si viveva un’animazione particolare: i ragazzi, a gruppi, ne
combinavano delle belle.
I “pittiddi” [coriandoli]
erano l’arma carnevalesca meno offensiva, ma poteva capitare al passante di
essere bersagliato dal lancio del “cuoppu”, coppo di carta ripieno di
talco che veniva lanciato sul viso del passante “preso di mira”
L'odiata “puzzolina”,
una famigerata bombetta a dir "poco profumata" invogliava a cambiare strada o
poteva capitare di vedersi improvvisamente circondato da
gruppi che gli facevano “’a
baia” [un
modo esasperante di deridere qualcuno, attaccandogli al vestito un oggetto
o un cartello atto a ridicolizzarlo e inveendo al grido di i-è,
i-è, come a dire vergogna, vergogna!] ... dopo
essere riusciti ad appuntagli sulle spalle, con uno spillo, una coda o le
corna del diavolo, un teschio o un altro segno di scherno !
Un altro scherzo si svolgeva con un filo di lenza
penzolante dai balconi, destinato a pescare i cappelli dei signori che,
malauguratamente si trovavano a passare di sotto.
Era un giochetto
innocente che però, (visti i costi dei cappelli) spesso degenerava in
violente discussioni.
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