La casa dell’avvocato
Giovanbattista Baldi si trova a S.Cosimo nella Vanella di S.Maruzza, nel
quartiere Capo.
Dal primo piano dell’ingresso di questa casa, passando da
una porticina, si arriva in un piccolo baglio scoperto, in cui sorge un
albero boschigno, e il piano su cui cammina non è altro che lo strato di
una volta ben larga, che copre la grotta sottostante.
Nel centro della volta vi è
un occhio con grata di ferro che serve da spiraglio e lume alla
sotterranea caverna -“in questa scendersi per cinque scoglioni di
pietra rustica che in faccio presentarvi in una piccola oscura stanza con
in mezzo un tavolo, da qui si entrava nella principale grotta ove trovasi
una ben larga camera con sedili tutto all’intorno e col comodo di cava o
sia nicchie e scansie nelle quali si posavan l’armi si di fuoco che di
ferro”.
… "qui adunavansi questi sectarij e vi tenevano le loro congreghe in
luoghi oscuri e dopo il tocco della mezzanotte vi capitavano onde e tutte
facevansi a lume di candela”.
Aggiunge il Villabianca
che, oltre l’ingresso di casa Baldi, in vicolo degli orfani esisteva un
altro accesso alla grotta.
Questa, facente parte di un vasto complesso di cavità di quello che era il
letto naturale del fiume Papireto, è ricavata nella sua sponda di sinistra
in un grosso blocco di calcarenite.
Nei secoli, la grotta venne
interessata, ora come luogo di riunione segrete (secondo quanto
tramandatoci dalle tradizioni), ora come "butto", cioè come immondezzaio
privato, sfruttando la preesistenza dell’ipogeo, ora come rifugio durante
le incursioni aeree della seconda guerra mondiale.
Ma la vera funzione per cui
fu utilizzata sin dal XVIII secolo, per le sue caratteristiche si richiama
a quelle che erano le camere dello scirocco.
Il baglio scoperto esiste
ancora, ma l’albero boschigno che copriva l’accesso alla grotta è stato
tagliato tanto tempo fa e, rimane un gioioso giardino di limoni e pergole.
All’antro, accessibile da nove gradini, si perviene attraverso un piccolo
ingresso che dà sul vicolo degli orfani dove sorge una vasca seicentesca
con un ninfeo in pietra lavica, alimentata da una vecchia torre d’acqua.
Al centro di essa si vede ancora il buco o lucernaio, anche se oggi
risulta ostruito da una costruzione, la cavità in un angolo, sulla parete
di sinistra, contiene un profondo pozzo seriale con piccoli incavi dette
“pedarole” per raggiungere la sorgente alimentata d’acqua limpidissima.
E’ attorniata da un sedile
in pietra ricavato nella stessa roccia, sulla parete di destra è scavata
una nicchia aperta che fa pensare ad un passaggio.
Accanto ad essa, alla profondità di tre metri e mezzo, c’è un cunicolo che
porta ad altre due grotte, che sicuramente custodiscono nuovi misteri.
Secondo la testimonianza
dello storico G. Bruno Arcano (1873), che visitò il luogo lasciando
minuziose indicazioni sul sito, dovevano trattarsi di due cunicoli di
fuga.
In realtà, nel proseguimento dei lavori di liberazione dei materiali di
risulta che ricolmava l’ingrottato, si è capito che si trattava di un
secondo lucernaio atto a migliorare la ventilazione.
Analizzato il terriccio che
componeva il materiale ostruttivo, sono stati trovati diversi oggetti di
differenti epoche, ma la cosa che ha fatto scalpore è il ritrovamento di
un puntale conico di ferro che altro non è che un porta-fiaccola da
parete.
Quest’ultimo ritrovamento
richiama certamente a presupposti sull’esistenza dei sectarij… ma a dir
del Villabianca alla fine del settecento di quella terribile
organizzazione “se n’era già perduta la semenza”.
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