Luogo di provvigione d’ogni
mercanzia, è particolare per la vendita della carne, dove anticamente
esisteva il macello civico con smercio di carni di becchi e d’altri
animali.
Fra stradine e vicoli
maleodoranti, le "catapecchie" pericolanti adibite a magazzini che
ricordano proprio un “SUK” orientale, esiste un’architettura che è la vera
gloria palermitana:
la chiesa dell’Immacolata
Concezione un tempo annessa ad un monastero benedettino e demolito per
far posto alla costruzione del Palazzo di Giustizia;
l’antica parrocchia di
S.Ippolito
;
la chiesa di S.Gregorio detta “del Baccalà” annessa al convento degli
Agostiniani scalzi;
la Porta Carini, antico accesso aperto in corrispondenza delle mura del XIII secolo, oggi costituita da due piloni costruiti nel 1782: è
l’ingresso principale al mercato.
Anticamente si dipartiva qui la strada che, passando dal convento di San
Francesco da Paola dove ubicava il piano di S.Oliva passando per le
campagne settentrionali, arrivava a Carini.
Un vicolo/scalinata al
"Capo"
Girando sulla destra
s’incrocia la Via Beati Paoli. Qui un’antica targa marmorea, fatta porre
da Vincenzo Di Giovanni all’inizio del XX secolo, ricorda che dietro ad
una porticina si accedeva alla grotta tribunale della setta che aveva un
altro accesso attraverso una porticina che si apriva nel Vicolo degli
Orfani.
La strada conduce nella
omonima Piazza dove secondo la tradizione è presente la famosa chiesa di
S. Maria di Gesù, detta di “S.Maruzza” o dei Canceddi essendo essa un tempo
appartenuta ad una confraternita di conduttori da basto che per caricare
le merci usavano grossi cesti detti “canceddi”.
La chiesa eretta nella
seconda metà del XV secolo venne concessa al Collegio degli Orfani di
S.Rocco (donde il nome del vicolo), l’impianto attuale risale al 1660 ad
unica navata con abside semicircolare, la facciata è del 1683 il cui
prospetto presenta un elegante portale a colonne tortili sovrastante
un’ampia finestra, in una nicchia posta sopra la porta è l’immagine in
marmo della SS.Vergine, attualmente in restauro, possedeva una bellissima
statua lignea raffigurante Maria SS. dei “canceddi” (fine XVII inizi XVIII
secolo) in atto conservata nella chiesa dei SS.Quaranta Martiri alla
Guilla.
Sotto il pavimento della
chiesa un ingrottato è stato utilizzato come cripta per i confrati, da qui
probabilmente per i faziosi era un tramite che permetteva di raggiungere
la grotta, secondo alcuni segni convenzionali.
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