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Le Catacombe dei Cappuccini 3


<< segue da II parte

Cappella di Santa Rosalia

Quello che più colpisce il visitatore è il metodo utilizzato dai frati per la conservazione dei cadaveri. Essendo tale metodo,  a quei tempi così usuale che nessuno degli autori  che nel passato si sono occupati del cimitero ha ritenuto opportuno riportarlo nei loro scritti. Il primo a parlarne fu Gastone Carlo, nella sua opera " Viaggio in Sicilia" del 1828. 

Egli descrive sommariamente il metodo riportando nei suoi scritti che i cadaveri venivano posti in una stanza, distesi o seduti  e serrata la porta per non uscirne la puzza vi rimanevano per un periodo di circa un anno, quindi all’apertura si ritrovavano interi ed intatti. In seguito in un verbale redatto dopo un’ispezione del Senatore della città di Palermo, Federico Lancia di Brolo si rileva che i cadaveri non più di 8 – 10 venivano introdotti in una stanza, distesi sopra una grata fatta di tubi di terracotta e chiuse ermeticamente le porte, vi restavano per un periodo di circa otto  mesi un anno. In seguito venivano trasportati in un luogo ventilato coperto con tettoia, dove, venivano lavati e ripuliti con acqua ed aceto, quindi rivestiti e collocati nella casse di legno o nelle nicchie lungo i corridoi. Rimanevano li solo se i parenti andavano a trovarli e portavano loro la cera per tre anni consecutivi altrimenti venivano rimossi così come prevedeva l’articolo 41 del regolamento emanato dal municipio di Palermo nel 1868.

Imbalsamato in teca di vetro

La cappella delle "vergini"

In periodi di gravi epidemie, per la conservazione, si usava immergere i cadaveri in un bagno di arsenico o di latte di calce ed è questo il metodo utilizzato per il cadavere di Antonio Prestigiacomo riconoscibile dal colorito rossastro.

Fu pure adottato il metodo a base di farmaci inventato dal dottor  Salafia del quale si sconosce il procedimento usato; tale trattamento fu adoperato per il cadavere della piccola Rosalia Lombardo morta il 6 dicembre 1920.

La piccola Lombardo

Da diciture verbali si sa che il cadavere fu trasportato nel cimitero perché il dottor Salafia procedesse all’imbalsamazione, per poi essere seppellita altrove. Ma il dottor Salafia iniziato il procedimento non poté portarlo a termine a causa della sua prematura morte e per causali eventi dei familiari della bambina il corpicino è rimasto ai piedi dell’altare oggi dedicato a Santa Rosalia.

Attualmente i frati si occupano della manutenzione e della conservazione del cimitero permettendo la visita agli innumerevoli turisti che da tutto il mondo vengono a visitare questo monumento che sia pur macabro è unico nel suo genere.



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