L’esaltazione dell’antico mito della donna-madre, generatrice di vita
viene riprodotto, simbolicamente nell’abbraccio della processione delle
due immagini sacre, dove si esalta il rapporto madre-figlio, questo senso
vuole avere lo “‘ncuontro” che si celebra in molti paesi del palermitano:
a
Petralia Soprana,
e
Belmonte Mezzagno.
A
Gratteri
il venerdì Santo le congregazioni nella “a sulia”, sfilano in
lunghi cortei silenziosi, l’effige dell’Addolorata, Ecce Homo, Crocifisso
e Cristo Morto percorrono separatamente le vie del paese per incontrarsi
alla Matrice vecchia.
Lo stesso
giorno a
Isnello si svolge la “casazza” dal nome
della casacca che i sacerdoti indossano durante le liturgie pasquali,
coinvolgendo seicento persone che, inscenano 31 quadri tratti dal Nuovo
Testamento.
Il
“Martoriu” in scena con costumi d’epoca, si celebra ad
Alia, nella processione del Venerdì Santo si possono ancora
ascoltare i “lamenti”, canti tramandati per via orale dagli abitanti di
Alimena.
Le
“Virgineddi” (signorine) solo loro addobbano le “Vare” (simulacri),
che saranno portate per le vie del paese in una marcia funebre sulle note
d’Enrico Putrella a
Carini.
La
“Cerca” al mattino e la processione con l’urna del Cristo Morto la
sera, momento centrale della settimana Santa a
Collesano,
nel paese di
Corleone i confrati sfilano con saio bianco e
ceri accesi ed inscenano la passione di Cristo, a
Vicari
durante la processione si flagellano in segno di espiazione dei propri
peccati.
A
Partanna Mondello (Palermo) la mattina del Sabato si svolge la
Sacra Rappresentazione della passione di Gesù Cristo.
Alla
veglia pasquale, alla mezzanotte nella chiesa di
San Domenico a
Palermo avviene la “calata di la tila” in cui il pesante telo che
ha coperto l’altare maggiore viene giù tra canti di gioia per la
Resurrezione.
La
morte del peccato e la resurrezione alla vita, segnano un trapasso che è
anche passaggio dai rigori invernali alla primavera portatrice di vita,
non a caso l’uovo diventa simbolo della natura che schiude, il giorno di
Pasqua ai bambini si regalano “uova pasquali”, del tutto o quasi scomparsa
(tempo di consumismo) la regalia del “pupu cull’ovu”, persiste
atavicamente la “cassata”.
Un tempo
la domenica di Pasqua si svolgeva nella scomparsa Piazza Castello (rione
Castellammare) a Palermo la fiera di Pasqua, in tempi più recenti
al Foro Italico, ma quest’usanza è stata abolita per questioni economiche.
Molto
suggestivo è “l’abballu di li riavuli” che si svolge a
Prizzi
la domenica, una rievocazione arcaica dell’eterna lotta tra il bene ed il
male rappresentati con grandi e terrificanti maschere, per festeggiare
vengono distribuiti i “cannateddi”.
Nel paese
di Marineo le celebrazioni della settimana Santa sono molto
percepite e, tutto il paese partecipa con molto entusiasmo a partire
dall’organizzazione della domenica delle Palme che viene svolta in costumi
d’epoca, con “la scisa di la cruci”, manifestazione itinerante che
si svolge nella piazza antistante il castello e si conclude al Calvario
nella serata domenicale.
Il dramma
della Passione continua la vigilia del venerdì Santo con gli antichi canti
accompagnati dal suono della “troccula”, molto simbolici, la croce di ceri
votivi accesi sulla gradinata del Calvario e “lu santu sepolcru” della
Chiesa Madre.
A
Terrasini,
la domenica di Pasqua si svolge “la festa di li schietti”, tradizionale manifestazione in cui gli
uomini celebi mostrano alla propria fidanzata la propria abilità fisica,
questa festa non ha niente a che vedere con i riti pasquali in quanto è da
considerare una festa agreste.
Nella
provincia di Palermo particolari riti si possono seguire nei comuni di
Piana,
Palazzo Adriano, Mezzojuso, Contessa Entellina e Santa Cristina Gela,
compreso Palermo dove la comunità greco-ortodossa ha la sua chiesa
in
Santa Maria dell’Ammiraglio (Martorana), la grande Settimana (Java
e Madbe) è preannunziata dal Venerdì della settimana precedente in cui
secondo l’antica usanza, si canta di casa in casa il miracolo della
resurrezione di Lazzaro ed agli amici cantori il padrone di casa offre
uova rosse, dolci, vino e liquori.
Molto
coinvolgente alla Martorana di Palermo è la celebrazione dell’Epitàfios
(Spoglie del Cristo Morto) che ruota intorno al “Tàfos” (Santo Sepolcro)
addobbato nel pomeriggio del Giovedì Santo dalle uniche donne, e solo
loro, il mausoleo di legno che ospiterà l’icona del Cristo Morto adagiato
su un letto di petali di rose.
Nella
notte tra il Sabato e la Domenica si svolge l'emozionante funzione del
Crìstos Anèsti (Resurrezione), subito dopo i cantori vanno di casa in casa
ad annunciare il grande evento.
La
giornata più accattivante e turisticamente rilevante è comunque la Pasqua
in cui rivivono i riti dell’etnia albanese che convivono armoniosamente
con la tradizione latina e quella greco-ortodossa.
Il Lunedì
dell’Angelo, la tradizione vuole la gita fuori porta, la gente si recava
alla Favorita o a Montepellegrino ed era occasione per arrostire
l’agnello, cambiano i tempi e le abitudini, i più fortunati viaggiano, e
conquistano mete esotiche, i meno prosperi agriturismo e ville rurali
hanno conquistato la loro posizione e, se piove... tutti a casa.
A
Monreale è celebrata la “Festa della primavera” durante la quale
vengono liberati gli uccellini ricoverati dai monaci dell’Abbazia dei
Benedettini per fronteggiare i rigori dell’inverno, in Basilica si possono
ascoltare un concerto d’organo e i canti gregoriani cui seguono
tradizionalmente la benedizione dei fiori e la distribuzione dei pinoli.
Era
consuetudine dopo la settimana Santa, i parroci vestiti in cotta e
accompagnati da un sagrestano o dal chierichetto, visitavano le case dei
parrocchiani per aspergerle di acqua benedetta, acqua che era stata
consacrata durante il rito delle acque nella veglia Pasquale,
all’occasione chiedevano notizie su di coloro che abitavano, con lo scopo
di eseguire la numerazione delle anime.
Alla fine
dopo aver ricevuto l’elemosina dai fedeli rilasciavano un cartoncino con
l’immagine del Cristo Risorto.