La gestione degli effetti collaterali
durante la chemioterapia
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Annamaria Mancuso, Presidente Salute
Donna onlus
La gestione degli effetti
collaterali durante la chemioterapia: un
aspetto essenziale e non secondario della
cura
Quanto reputa utile il cinema come
strumento per mostrare che il ‘paziente
oncologico’ è anche un ‘uomo’ o una ‘donna’
con una famiglia, degli affetti, un lavoro,
insomma con una vita che va oltre il cancro?
Lo considero uno strumento molto utile,
perché il cinema che si occupa di tumore,
quando è di qualità, riesce a rappresentare
con grande verosimiglianza la realtà di cosa
c’è dietro alla malattia oncologica, il suo
backstage, e quindi trasmettere con
efficacia le emozioni e le difficoltà della
persona ammalata di cancro. Ciò consente di
stimolare maggiore conoscenza della malattia
nel pubblico generale e, nei pazienti, la
consapevolezza del loro diritto di veder
preservata il più possibile la loro Qualità
di Vita durante le terapie.
Per gli oncologi, la visione di questi film
è ancor più utile perché possono guardare il
loro operato e comprendere che il paziente
oncologico è innanzitutto una persona che
deve essere considerata nella sua interezza,
ponendo attenzione anche alla dimensione
emozionale, affettiva, sociale di chi ha
preso in cura e non solo all’organo colpito
dalla malattia.
Secondo la sua esperienza quanto è
importante la comunicazione tra medico e
paziente su aspetti legati alla Qualità
della Vita durante le terapie?
L’oncologo che ha successo nella cura è
colui che ha una buona comunicazione con il
paziente: così come la ricerca ha bisogno
dei grandi luminari, di scienziati dedicati,
una persona colpita dal cancro ha bisogno di
un medico che, nel rispetto dei protocolli
nazionali o internazionali, sia in grado di
prendersi cura a 360° del suo paziente, che
valuti con attenzione le ripercussioni delle
terapie nella sua vita. La gestione degli
effetti collaterali non è un aspetto di
secondaria importanza, ma costituisce un
fattore determinante per fornire al malato
di cancro la “migliore cura possibile”.
Anche la comunicazione del paziente verso il
suo medico deve essere presa in dovuta
considerazione: è importante che il paziente
riconosca il suo diritto di parlare
apertamente, senza timori, degli effetti
collaterali che le terapie determinano.
Personalmente, quando facevo la
chemioterapia, il mio medico curante ha
deciso di cambiare il farmaco che stavo
utilizzando per via della nausea eccessiva
che mi causava: è importante confrontarsi
con il proprio medico e metterlo a
conoscenza delle conseguenze degli effetti
collaterali, perché così può capire se la
terapia scelta è adatta o meno alla persona
che sta trattando e operare i dovuti
aggiustamenti.
Dall’indagine promossa da Salute Donna
e SIPO risulta che gli effetti collaterali
delle terapie oncologiche, tipo nausea,
vomito, fatigue incidono pesantemente sulla
vita dei pazienti. Che importanza rivestono
dunque le terapie di supporto?
Innanzitutto va sottolineato che la
manifestazione degli effetti collaterali dei
trattamenti chemioterapici è una componente
importante e spesso determinante
dell’esperienza della malattia, perché
determina il grado di Qualità della Vita
della persona in trattamento, la sua
capacità di poter portare avanti senza
eccessivo malessere la sua quotidianità.
Il malessere, i disturbi che possono
subentrare a causa dei trattamenti
chemioterapici possono generare effetti
negativi anche sull’efficacia stessa della
cura: s’inizia la terapia per poter star
bene ma se poi, nei lunghi mesi che sono
necessari per la sua somministrazione, gli
effetti collaterali causano una condizione
di profondo malessere, la persona si deprime
e smette di affrontare in modo
“aggressivo-costruttivo” la malattia, con
ripercussioni importanti che possono
arrivare, quando gli effetti diventano
intollerabili, anche alla sospensione del
trattamento, con ripercussioni estremamente
negative sulla sua efficacia.
Le terapie, che aiutano la persona a gestire
tali effetti, giocano un ruolo decisivo e
fanno la differenza, perché riescono non
solo a incidere positivamente sulla Qualità
della Vita, ma aiutano il paziente, dal
punto di vista psicologico, a reagire
positivamente alla malattia.
Come Presidente di Salute Donna che ha
vissuto in prima persona la malattia e ne
condivide l’esperienza con le molte persone
che hanno aderito alla sua Associazione, può
illustrarci quali siano i pensieri dei
pazienti in trattamento che, oltre a vivere
l’ansia di avere un cancro, devono
combattere anche contro gli effetti
collaterali delle terapie?
Il problema delle conseguenze degli
effetti collaterali è molto sentito. Negli
oltre 800 questionari che abbiamo
recentemente raccolto tra gli associati il
denominatore comune era proprio questo, non
tanto la paura della malattia, che
certamente è presente, né quella di doversi
sottoporre alla chemioterapia, quanto le
conseguenze fisiche e psicologiche degli
effetti collaterali.
Tutti infatti evidenziano durante il
trattamento il deterioramento della Qualità
di Vita a causa della manifestazione degli
effetti collaterali, in special modo per
l’impossibilità di gestire la nausea che
insorge. Più della caduta dei capelli, che è
considerato un effetto che può essere
efficacemente gestito, magari con una
parrucca, il malessere determinato dalla
nausea è lo spauracchio più temuto, perché
impedisce di dedicarsi alle normali attività
quotidiane: non dimentichiamo che per una
persona con tumore sentirsi normale, attivo,
è un traguardo importantissimo.
Il messaggio che le persone che lottano
contro il cancro ci consegnano è dunque una
richiesta di maggiore attenzione alla loro
dimensione esistenziale, un invito ai medici
a considerare la Qualità di Vita durante il
trattamento come un aspetto essenziale e non
secondario della cura.
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