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Il massiccio montuoso delle Madonie, tra le vallate del fiume Pollina (ad oriente) e dell'Imera settentrionale (ad occidente), sovrasta imponente, con i suoi 2000 metri di altezza, il mare.

Montagne dall'aspetto aspro e compatto, spesso innevate d'inverno, lambite a nord da umide brezze marine, riarse a sud dal vento di scirocco, le Madonie calcaree e carsificate, ricche di acqua, da sempre lavorate e modellate dall'uomo, racchiudono in se i paesaggi naturali e umani tra i più vari e insospettati della Sicilia

Solitamente noi uomini, esseri viventi per eccellenza, siamo abituati a considerare vivo solo ciò che si muove o che reagisce visibilmente ad uno stimolo. Secondo questa convinzione la componente rocciosa di un monte non potrà mai essere viva, ne tantomeno potrà essere vivo un sasso. Forse però percorrendo i sentieri ed osservando attentamente le rocce del rilievo più alto delle Madonie, Monte Carbonara, qualcuno di queste convinzioni potrebbe cominciare ad esser messa in discussione.

Con un'attenta escursione, su questo imponente massiccio montuoso che ricade all'interno del Parco naturale delle Madonie, potremo osservare gasteropodi, alghe, lamellibranchi, spugne ed ancora coralli fossili a testimonianza delle modificazioni geologiche di questo territorio. Un mare 200 milioni di anni or sono un monte di oltre 1900 m sul livello del mare oggi. 

I fossili visibili, presenti sulle rocce carbonatiche, erano quindi la vita di un mare relativamente profondo di cui oggi, attraverso lo studio degli stessi fossili, è possibile ricostruire età e condizioni ambientali anche per le aree circostanti che erano interessate da una fascia climatica tropicale o sub tropicale. Infatti, ad esempio, dalle formazioni di origine silicea dette radiolariti che risultano in particolare costituite dall'accumulo di gusci silicei di diversi organismi e che caratterizzano invece il Monte Cervi, è possibile risalire alla localizzazione della parte più profonda (alcune centinaia di metri) e più isolata dalla costa del mare di cui si e detto.

Ma un fenomeno che testimonia ancor di più quanto queste montagne siano vive, è quello che interessa tutti i massicci rocciosi delle Madonie sin dal Miocene (già ventiquattro milioni di anni fa), ossia il continuo sollevamento che fa crescere l'altezza dei monti ogni 100 anni di circa 6 centimetri.

Per rendersi conto di quanto però sia varia l'origine geologica delle varie porzioni delle Madonie si potrà anche prendere ad indicatore la diversa colorazione (verde e rosso intenso per le rocce silicee, grigio-azzurro e rosso-violaceo per le argille, grigio per le alture carbonatiche).

Anche le forme di queste valli e di questi monti sono molto varie e stanno ad indicare ancora la specifica composizione litologica visto che ciascun "materiale" reagisce all'azione degli agenti atmosferici in maniera differente. Ad esempio, una forma particolarissima ha assunto il Monte Quacella dovuto a causa delle variazioni climatiche dell'ultimo milione anni. 

Nella determinazione di altri particolarissimi fenomeni di carattere geodinamico di trasformazione e modellamento della roccia è intervenuta l'azione dell'acqua meteorica che ha lentamente scavato le rocce calcaree sia in superficie che nel sottosuolo dando forma a doline (circa quattrocento nell'altopiano del Carbonara) ciascuna delle quali ha un diametro di qualche centinaio di metri ed una profondità massima di venticinque metri.

Le doline sono frequentemente l'habitat di specie vegetali endemiche o rare protette dalla sovente presenza del Faggio, colonizzatore di molte aree prospicienti le doline. Dalle quarare (altro termine per indicare le doline) spesso si dipartono valli cieche e inghiottitoi alle quali seguono nel sottosuolo fiumi sotterranei, abissi, grotte, pozzi per tornare, a volte, in superficie con le risorgenze. La consapevolezza della presenza di questo sistema di scorrimento sotterraneo delle acque (frutto del carsismo). Tutto ciò permette immediatamente, a chi si trovasse a percorrere i monti di origine calcarea delle Madonie, di comprendere il motivo per cui, nonostante su molte aree di questo territorio si registrino abbondanti piogge e frequenti innevamenti, siano presenti pochissimi fiumi o torrenti.

I fiumi sotterranei, le grotte, gli abissi, i pozzi costituiscono quindi un vero e proprio sistema idrico sotterraneo. Questi ambienti costituiscono peraltro ulteriori occasioni di visita più approfondita di luoghi davvero nascosti ed a volte misteriosi, visite che vanno però fatte con molta cautela ed esclusivamente con l'accompagnamento di esperti.

Dal punto di vista naturalistico la zona più interessante del Parco delle Madonie é quella che va da Vallone Madonna degli Angeli a Monte Quacella, nel territorio di Polizzi. Nell'area di Vallone Madonna degli Angeli (tra i 1400 e i 1650 m s.I.m.) e sui pendii settentrionali del Monte Scalone, sono presenti gli unici esemplari al mondo di Abete dei Nebrodi. Questa è la specie botanica di maggiore interesse scientifico delle Madonie. Questa specie protetta è inserita nell'appendice I della Convenzione di Berna ed in quella di Washington, l'intera popolazione residua è costituita da 25 individui dei quali 3 giovani, qualche abete ha iniziato a produrre coni con semi fertili, il che lascia aperta qualche speranza per la sopravvivenza della specie.

Nell'area di M. Quacella, Vallone Madonna degli Angeli, M. Scalone, il Leccio, tipica quercia sempreverde mediterranea, che in genere vegeta sino a 1000 m, si spinge sino a m 1700 s.l.m., entrando a diretto contatto con Faggio, pianta tipica del centro Europa, che sulle Madonie raggiunge l'estremo limite occidentale di crescita.

L'anfiteatro della Quacella, con innevamenti che si protraggono sino a primavera inoltrata, e con estati calde e siccitose e elevata ventosità per tutto il periodo dell'anno, ha dato origine, nel corso dei millenni, a endemismi la cui presenza è limitata solo a questi luoghi o a pochi altri del circondario.

Vale la pena ricordare il Lino delle fate siciliano, il Cardo di boccone, l'Alisso dei Nebrodi, il Giaggiolo nano siciliano, il Lino di montagna , l'Iberide di pruiti, la Viperina stellata, e alcune delle più belle Orchidee del Mediterraneo come L'Orchis commutata e l'Orchis branciforti.

Da decenni sono ormai scomparsi il Capriolo, il Cinghiale, il Daino, il Cervo, il Lupo, il Gipeto, e il Gufo reale, ma tra le specie presenti é possibile osservare, se si e fortunati, il Gallo selvatico, la Martora, la Volpe, la Donnola, il Coniglio selvatico, la Lepre, L'Istrice, il Riccio, tra i rettili il Ramarro, il Merlo acquaiolo, la Rana verde, la Coturnice, il Gracchio corallino, la Poiana, il Gheppio.

Sono presenti alcuni esemplari dell'Aquila Reale, dell'Aquila del Bonelli del Capovaccaio, e tra gli insetti, la rara farfalla Parnassio apollo di Sicilia.

A Piano Cervi, tra i fitti Faggi del suggestivo bosco, dall'estremo valore naturalistico, si apre alla vista lo spettacolo di un piccolo laghetto immerso in un panorama dall'atmosfera incantata, poi nella zona del Manico della Padella ossia sul versante meridionale di Monte Cervi, il Marcato Roccasella, luogo di ricovero dei pastori, consente di ammirare due "Pagghiara" (riparo dei pastori) e i "Mannari" dove venivano rinchiusi gli ovicaprini e i "Cufulara", che servivano per la lavorazione del latte. 

I pastori e i contadini hanno lasciato le loro tracce in tutto il comprensorio madonita oltre ai pagliai, lungo i sentieri di montagna, agli ovili ricavati nella roccia e ai nudi ricoveri di pietra. La presenza di alcuni sopravvissuti insediamenti rurali nei quali continuano a ruotare le antiche macine, per la spremitura delle olive, tramandano ancora un rapporto intenso benché arduo con la terra.

In territorio di Castelbuono, nella zona di Piano Pomo si trova il popolamento di Agrifogli (Ilex aquifolium) più rappresentativo dell'intero bacino del Mediterraneo. Esso è costituito da diversi nuclei con esemplari monumentali, una tale magnificenza si ritrova solo in rare stazioni dell'Inghilterra, della Germania e della Norvegia.

Altro territorio felicissimo dal punto di vista naturistico è quello di Petralia Sottana, da qui è possibile raggiungere Piano Battaglia, e poi Piano Zucchi per effettuare escursioni che spaziano dalle depressioni dei piani Battaglia e della Battaglietta (con i boschi misti di Querce e agrifogli, la faggeta, i pascoli montani, gli ambienti umidi) alle peculiarità Carsiche di Pizzo Carbonara (con le pendici coperte di Basilisco, i nuclei di faggi e i rari endemismi come la Viola dei Nebrodi, la Viola piccinnina, l'Alisso dei Nebrodi).

Fin dalle epoche più remote l'uomo ha lasciato su queste montagne i segni della sua presenza confermati dai rinvenimenti nella grotta del Vecchiuzzo vicino Petralia Sottana. 

Ancora Pizzo Catarineci presenta un interessante popolazione di agrifogli e una ricca faggeta, ai piedi della quale il pascolo alto montano di Piano Catarineci conserva il delicato endemismo dello Spillone dei Nebrodi, dalle piccole infiorescenze rosa.

Di estremo interesse naturalistico sono, nel territorio di San Mauro, le Gole del fiume Pollina o di Tiberio, scendendo verso il fondovalle tra i Sugheri, gli Olivastri, il lentisco, il Cisto e poi la Felce, l'Origano, la Menta, sino a raggiungere il greto del Fiume ai cui bordi spiccano Oleandri, Salici, Pioppi, Tamerici, Giunchi, Canne, si possono ammirare una serie di laghetti, piccole cascate, giochi d'acqua di grande suggestione. Le Gole, con le levigate e strapiombanti pareti, hanno uno straordinario impatto paesaggistico, e sono habitat ideale delle specie vegetali e animali tipiche degli ambienti rupestri.

Recentemente l'Ente Parco delle Madonie ha inaugurato la fruizione di 7 "Sentieri Natura", di rilevante interesse sono quelli di Portella Colla-Case Disiceddi-Piano Zucchi, Pomieri-Piano Sempria, il Sentiero dei "Pellegrini"-Madonnna dell'Alto -Petralia Sottana, Piano Battaglia-Pizzo Carbonara, il Sentiero Ungulati (Bevaio del Faggio-Piano Zucchi), il Sentiero Natura 1 (che porta da Piano Sempria a Piano Pomo, m 1200 s.l.m.) e il Sentiero Natura 2 che porta da contrada Quacella al Vallone Madonna degli Angeli.

TERRITORIO E PAESAGGIO NATURALE

L'area madonita presenta caratteristiche geo-morfologiche e climatiche che consentono l'identificazione di tre zone distinte la fascia costiera del versante settentrionale, il massiccio centrale ed il versante meridionale che degrada dolcemente verso l'altopiano gessoso solfifero dell'interno dell'isola.

Nei versanti costieri, protetti dai venti africani, si trovano i più fitti boschi: 
gli uliveti secolari delle zone collinari, i sughereti tra Castelbuono e Geraci, i castagneti a Gibilmanna (sino a 1000 mt ), i frassini da manna, i querceti a roverella di Pomieri, di Piano Farina e di Volpignano (sino a 1350 mt ), i nuclei di agrifoglio di Piano Pomo e Stretto Canna.

Nello stesso versante a quota molto bassa, la tipica macchia mediterranea: 
il Pino domestico, l'erica, la ginestra, il corbezzolo, l'euforbia.

La vasta catena montuosa conserva invece un manto boschivo di leccio e faggio (le faggete Madonia, di Monte Cervi e del Vallone Madonna degli Angeli) e presenta numerosissime specie endemiche tra le quali l'Abies Nebrodensis di monte Scalone, relitto di antiche glaciazioni.

In questa Area distinguiamo 4 gruppi montuosi:
la zona dell'altopiano carsico, cosparso di doline profonde anche 20-25 metri (quarare), da cui si ergono le cime del Pizzo Carbonara e del Pizzo della Principessa, il Pizzo Dipilo dove prevale la dolomia, il monte dei Cervi di calcare triassico ed il monte San Salvatore.

Il versante meridionale assolato e spoglio o verdeggiante e mite nel susseguirsi mutevole delle stagioni e «l'aspetto della vera Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili l'aspetto di un'aridità ondulante all'infinito in groppe sopra groppe, sconfortate ed irrazionali » (Tornasi di Lampedusa) ma e anche «un dolce susseguirsi di dorsi montani e collinosi, tutti coltivati a frumento e ad orzo, e una massa di fecondità ininterrotta quella che si presenta all'occhio» (Goethe nel suo Viaggio in Italia).

Sentieri e strade sterrate permettono di raggiungere gli angoli più nascosti ed affascinanti di questa regione:
le pittoresche gole di Palma e Canna, il vallone Scopalacqua, le zone dei margi delle faguare di Battaglia ricche di sorgenti, gli ambienti umidi di Geraci Siculo, i pascoli alto-montani di piano Catarineci e piano Catagiddebbe, l'anfiteatro naturale della «Quacella», massiccio calcareo che sovrasta Polizzi, le zone dei fiumi salati con caratteristiche vegetazionali particolari. 

La fauna, un tempo abbondante, oggi ospita la volpe, l'istrice, la martora, il gatto selvatico, il ghiro, l'aquila reale, il capovaccaio, il falco pellegrino, il picchio rosso, il gracchio corallino.

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