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L'ARCHIVIO STORICO COMUNALE |
In questa sezione: GIUSEPPE DAMIANI ALMEYDA |
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CENNI BIBLIOGRAFICI Giuseppe Damiani Almeyda, figlio del cav. Felice, di nobile famiglia palermitana, e di Carolina Almeyda, di principesca famiglia portoghese, nacque a Capua il 10 febbraio 1834. Da bambino fu indirizzato alla carriera delle armi, ma, dopo il 1848, fu avviato da suo fratello Francesco allo studio della matematica e del disegno figurato, verso cui evidenziava fin da piccolo una gran passione. Studiò pittura col cav. Mancinelli. Nel 1849 l'architetto Cipolla lo presentò al suo maestro Alvino nel cui studio si distinse. Nel 1853 fu ammesso, per concorso, alla Scuola di Ponti e Strade di Napoli e, sei anni dopo, fu nominato ingegnere in tali discipline. Non trascurò mai il disegno; ebbe come maestri d'architettura il cav. Laino ed il comm. Travaglino. Nel '60 ricevette a Firenze il suo primo premio d'architettura. Fu chiamato per lo studio delle ferrovie siciliane, ma, annoiatosi della lunga ed oscura carriera, si dimise dal Corpo del Genio Civile. Concorse e vinse per il disegno dei funerali di Ruggero Settimo e poi per quelli di Mariano Stabile. Dalla nomina di ingegnere del Comune, passò a quella di professore all'Istituto Tecnico e al dottorato all'Università di Palermo. Le sue principali opere sono: - I disegni del teatro Massimo di Palermo, premiati nel 1879 con la medaglia d'oro del Congresso degli Ingegneri e Architetti; - La fabbrica del Teatro Politeama su suoi disegni e colla sua direzione dal 1867 al 1874, ma mancante delle decorazioni; - I disegni degli ornamenti del Teatro Politeama, in venti tavole ad acquarelli, esposti a Torino nell'Esposizione" del 1880; - La costruzione di un grande Mausoleo di marmo per Vincenzo Florio e di un ricchissimo castello di stile lombardo nell'isola di Favignana per il figlio del Florio. Eseguì,inoltre, i disegni e le opere del Palazzo di città di Palermo riportando la fabbrica, deformata in varie epoche, nel migliore stile del 1500. La sua opera più ammirata, però, resta la tettoia del Politeama, la più gran copertura di ferro finora realizzata, il cui equilibrio è una meraviglia d'industria e di meccanica. Ha scritto diverse monografie ed un trattato scientifico sulla prospettiva, sull'ombra e sul colore ad uso dei pittori. I suoi studi prediletti furono la storia naturale, il disegno e la storia dell'arte, nei quali spese tutto il tempo che avrebbe potuto dedicare all'esercizio della professione. Deve la sua carriera specialmente all'amicizia del comm. Francesco Perez che lo conobbe da giovane e lo spinse nell'ardua carriera dell'arte nominandolo suo Capo di Gabinetto durante il suo ministero nei LL. PP. (1878). Morì a Palermo nel 1911. |
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