Volendo riferirci all'interesse che l'uomo
ha verso questo bene ambientale sotterraneo, dobbiamo prima
risalire al vocabolo che lo indica e scopriamo che il
termine non appartiene alla lingua italiana né al gergo
locale, sappiamo però che la Sicilia meta di diverse
dominazioni e crogiolo di culture non si sarebbe rattristata
per l'acquisizione di un vocabolo simile ma sino ad oggi non
si sono trovate tracce.
Sembra invece che il termine "Qanat", sia
stato preso in prestito dalla cultura orientale, dove per
prima si è sperimentata la simile tecnica di canalizzazione
sotterranea. Esso indica il complesso di pozzi e gallerie
che l'uomo, ad iniziare da un certo periodo antico della sua
storia, ha realizzato per approvvigionarsi dell'acqua
sotterranea. Essa non include tutte le opere sotterranee
collegate come le cisterne e le camere dello scirocco che
suscitano però altrettanto interesse per la loro forma e
perché solitamente sono adiacenti agli stessi per
l'approvvigionamento idrico.
Il territorio palermitano, per le sue
caratteristiche geologiche, è interessato da questi ambienti
ipogei i cui periodi realizzativi variano dalle dominazioni
arabe medioevali del X e XI secolo, sin quasi ai primi
decenni del XX secolo. Tuttavia, nel territorio nazionale si
conoscono opere simili scavate anche nel periodo imperiale
romano che anticipano di diversi secoli la loro conoscenza
anche nel territorio isolano.
Detti ipogei, poiché non furono sempre
utilizzati direttamente dal proprietario del suolo per i
vari usi idrici, e si estendevano con intricate diramazioni
nel sottosuolo dei vari palazzi e ville baronali,
costituendo talvolta anche una facile via di collegamento
segreto della proprietà privata, sono stati spesso chiusi da
tompagnamenti per vietarne l'accesso o ignorati del tutto e
coperti talvolta con discariche di materiali inerti.
La malsana abitudine, che talvolta ha
fatto perdere il ricordo storico dell'opera, ha però
permesso di conservare quasi intatta l'estesa rete di
cunicoli, e con il rinato interesse storiografico ed
ambientale, è tornata ad essere, non solo un ottimo campo di
ricerca, ma anche un'attrazione di bellezza ambientale.
L'opera di recupero intrapresa dalla
Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, da qualche
appassionato Geologo, (vedi il Prof. Pietro Todaro, che in
quest'ultimo decennio, sostenuto dall'Amministrazione
Comunale, ha riportato alla luce una delle più belle ed
interessanti camere dello scirocco del centro storico), e da
quella di esplorazione, studio e divulgazione intrapresa dal
Gruppo Speleologico CAI di Palermo già da qualche decennio,
come pure da quest'azione dell'Istituto Statale d'Arte di
Palermo porta alla luce un tesoro quasi sconosciuto al
pubblico sino agli anni ottanta; l'individuazione nel
territorio di dette opere sotterranee impreziosisce
l'ambiente che li circonda e matura l'interesse per la
raffinata applicazione tecnica delle soluzioni adottate.
Dell'opera nel suo complesso e delle sue
variazioni, ne parleranno più diffusamente e certamente con
più competenza i relatori che seguiranno. In questa
riflessione invece si tenterà di dare risalto ad alcune
caratteristiche che, a parere del sottoscritto, risultano
tanto interessanti dal punto di vista ideologico, tecnico ed
estetico, da valorizzare ancor più il già prezioso
patrimonio di superficie.
Continua:>
Peculiarità
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