Del sottosuolo di Palermo si favoleggia da sempre, ma
finora poco si è riusciti a fare per affrontare questo
tema come problematica globale.
Ecco che il Comune di
Palermo e la Regione Sicilia con i loro Uffici
rappresentanti del territorio, la Soprintendenza ai Beni
Culturali, professionisti, studiosi e speleologi,
insieme potrebbero lavorare ad una "operazione
sottosuolo", costruire il programma delle varie
competenze, darsi dei tempi ed arrivare all'attuazione
senza che nessun tassello manchi alla realizzazione del
progetto.
Una tale sinergia tra poteri e competenze avrebbe un
effetto certo, raggiungerebbe lo scopo di avviare
progressivi processi di risanamento e valorizzazione, di
creare imprese autosufficienti sostenute dalla gestione
dei siti, offrirebbe nuove attrattive al turismo e
potrebbe essere esportata in altri Comuni della Sicilia
come modello di efficienza amministrativa e di
collaborazione con le forze produttive, ponendo
finalmente su un piano concreto tante dichiarazioni di
intenti.
Mi auguro che, dopo tanti anni di preparativi e di
vane attese, le forze politiche cui competono le
decisioni al riguardo vogliano sostenere il progetto e
dare vita a questa grande opera, che riconsegnerebbe a
Palermo una delle sue più affascinanti ricchezze.
Gli strumenti esistono, e si spera che le
Amministrazioni siano interessate ad incanalare ed usare
le capacità e la disponibilità di strutture anche
private in grado di operare in settori specialistici,
strutture la cui capacità tecnica rimarrebbe altrimenti
inutilizzata.
Un programma di progressivo e corretto risanamento di
parti del sottosuolo percorribile della città
consentirebbe di recuperare alla cultura ed al turismo
una risorsa vastissima e totalmente nuova, senza parlare
della forte componente emotiva e scenica di itinerari
siffatti, che attraverserebbero la città da sopra e da
sotto senza escludere collegamenti tra l'uno e l'altro
livello.
Collegare, infatti, i camminamenti sotterranei con le
strutture soprastanti, le chiese, i palazzi nobiliari,
le botteghe, tra i quali esistono vie di comunicazione
ampiamente sfruttate in passato, equivarrebbe a creare
itinerari che potrebbero definirsi "storici" e che
sarebbero sicuramente di forte effetto: vedere la città
da sopra e da sotto, in una intersezione di percorsi che
potrebbe essere l'unica al mondo.
Ruolo della Scuola
Anche la Scuola ha un ruolo importante in
quest'operazione come tramite per la divulgazione in
chiave didattica delle informazioni attraverso la
valorizzazione dei siti, effetto già puntualmente
verificato in occasione dell'adozione del monumento "La
Vignicella" da parte dell'Istituto Statale d'Arte di
Palermo nel corso dell'annuale manifestazione "Palermo
apre le porte", grazie alla quale è stato per la prima
volta reso visitabile da parte della cittadinanza un
vero qanat di modello arabo-persiano.
L'iniziativa, in seguito andata a regime con le
visite guidate nei qanat della "Vignicella" (foto a
destra) e "Gesuitico Alto" organizzate dalla Cooperativa
"Solidarietà" insieme con il Gruppo Speleologico del CAI
sotto l'egida dell'Azienda Municipale Acquedotti, ha
costituito un esperimento interessante che la dice lunga
sull'interesse della popolazione verso questi siti
sotterranei, considerato che migliaia di studenti si
sono avventurati con entusiasmo dentro quelle cavità e
tantissimi altri sono in attesa di farlo.
Si può dire, quindi, che se i qanat oggi ancora
"esistono", ciò avviene perché li si è riscoperti e li
si può visitare e studiare. Diversamente essi sarebbero
morti, in pratica potrebbero considerarsi scomparsi.
Per quanto riguarda il mio ruolo, per le esperienze
fatte negli anni in cui mi sono dedicata alla promozione
delle bellezze di Palermo mediante la creazione di
itine-rari pensati per far conoscere tutte le facce
della città e per aprire porte da lungo tempo sigillate,
a me compete l'aspetto che riguarda la possibile
fruizione del sottosuolo da un punto di vista didattico
e turistico-culturale. Mi compete lanciare un messaggio
per fa sì che vengano tutelate, risanate e poi fruite
grandi parti di immenso interesse storico del territorio
cittadino, per far sì che ogni studente, ogni cittadino,
ogni visitatore della nostra città diventi un
viaggiatore, un curioso ed affascinato esploratore di
quella più complessa realtà che è la sua storia.
Oggi il mio impegno si concentra tutto nel
collabo-rare a questo grande progetto, nel contribuire a
far sì che questo indiscusso patrimonio, che per le
molte occasioni perdute ha finito con l'essere una sorta
di "terra di nessuno", diventi una grande risorsa, un
libro aperto i cui capitoli siano itinerari percorribili
che ci riconducano fisica-mente alla rilettura della
storia.
Certo l'operazione si presenta complessa, il sottosuolo
sarà difficile da risanare e valorizzare, ma altri, in
varie Regioni d'Italia, hanno già varato progetti
operativi in tal senso, e varrà anche e soprattutto a
Palermo la pena di procedere in questa direzione per i
benefici che ne deriveranno in termini di recupero
culturale, di risanamento ambientale in numerosi
quartieri in particolare del centro storico, di flussi
turistici, di creazione di indotto, di avvio di volano
economico, aspetti tutti che meriterebbero particolare
considerazione in un momento in cui degrado, mancanza di
concertazione, pesantezza burocratica e crisi economica
affliggono tutto il meridione d'Italia e la Sicilia in
particolare, mortificando il vantaggio che la favorevole
situazione storica ed ambientale avrebbe loro concesso.
Si potrebbe anche scegliere di non fare niente, di
lasciare le cose come stanno, ben seppellite, e certo
sarebbe un problema in meno, ma sarebbe come tenere in
ordine il salotto di casa e nascondere rifiuti e crolli
in cucina o nel bagno, e poi cercare scuse con gli
ospiti dicendo che non c'è soluzione a certi nostri
problemi domestici, che pure ci affliggono molto.
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