La parola "sottosuolo" evoca sempre delle suggestioni
particolari, ci trasporta in luoghi misteriosi che
custodiscono segreti di secoli, in ambiti nascosti che,
originariamente creati per esigenze strategiche, rituali
o di sopravvivenza, assieme alle testimonianze degli
scopi per i quali furono di tempo in tempo realizzati
tramandano fino a noi anche immagini di storie, trame,
drammi.
Entrare nelle cavità sotterranee, e
particolarmente nelle cavità artificiali, è un'emozione,
è come viaggiare attraversando e rivivendo insieme un
passato che per di più ci viene incontro ammantato da un
alone di avventura e di mistero.
La composizione geologica del sottosuolo nell'area di
Palermo ha consentito fin da epoca remota alle
popolazioni via via insediatesi sul territorio sia la
facile estrazione di materiali da costruzione, sia la
creazione di ambienti protetti sia, infine, l'utilizzo
delle vaste cavità naturali generate dallo scorrimento
delle acque dei fiumi che circondavano la città,
situazioni tutte che nel tempo hanno subito grandi
modificazioni ed ampliamenti in relazione all'uso cui
venivano adibite.
I qanat, le cave di estrazione, i camminamenti
militari e le vie di fuga, le camere dello scirocco, le
cisterne, le necropoli, la vecchia rete fognaria, gli
ingrottati, le chiese ipogee in essi ricavate, tutto è
frutto di processi di modellamento antropico di una
situazione geomorfologica particolarmente favorevole.
E poiché nel sito su cui sorge la città di Palermo
l'uomo ha interagito per quasi 3000 anni, si può capire
come tra le civiltà ivi insediatesi ed il territorio
sopra e sottostante si sia creato un rapporto di
strettissima compenetrazione.
Per questa fortunata combinazione di eventi, sotto lo
spessore urbano di Palermo esiste un'altra realtà,
inaccessibile, affascinante e tutta da scoprire. Anche
se al momento "invisibile" e difficilmente visitabile,
essa nasconde interessanti tesori dei quali si conosce a
tutt'og-gi ben poco: un serbatoio intatto di sorprese.
I romanzi popolari e le leggende hanno attinto a
piene mani da questa situazione ambientando in
quell'altra parte della città vicende che hanno
appassionato ed appassionano chiunque vi si sia
interessato, ma l'esperienza ha dimostrato che, anche se
romanzati, quei racconti spesso si fondano su realtà
storiche ed ambientali, e questa miscela di fantasia e
realtà accende in tutti un immenso desiderio di saperne
di più. E quando di tanto in tanto le cronache cittadine
riportano notizie di casuali ritrovamenti di cavità
sotterranee, ci si chiede, con un sentimento di profonda
frustrazione, come mai nessuno si sia fin qui fatto
carico di approfondire le ricerche, di guardarle meglio
quelle cavità, di risanarle, di farle visitare, di
ridare loro una logica ed una vita, di consentire alla
cittadinanza di ritrovare almeno un po' della sua lunga
storia ed ai visitatori di conoscere meglio e di più la
città.
Per lungo tempo, purtroppo, si è scelto di.
riconsegnare tutto al silenzio e all'abbandono, di
ricoprire le frane, di far scomparire di nuovo le tracce
dell'esistenza di cavità con asfalto, intonaci e
pavimentazioni stabili che non consentono più di
riconoscere quel tentativo della storia di riaffiorare
alla nostra memoria, e questo è avvenuto, assurdamente,
mentre ci incantavamo a leggere quanto riportano le
cronache del passato.
Meglio sarebbe allora, ai fini della conservazione e
valorizzazione delle cavità storiche, avviare
concretamente un programma di conoscenza della
situazione complessiva mediante la sistematica
individuazione degli accessi occultati e favorendo
l'esplorazione ed il rilevamento dei siti cui essi
conducono, il che può avvenire soltanto autorizzando
coraggiosamente, laddove occorre, la rimozione di
tompagni, la riapertura di botole ormai sepolte sotto
pavimentazioni impropriamente sovrapposte, lo
spostamento di lapidi e quant'altro ne impedisce
l'ingresso. I dati informativi non mancano, si tratta
solo di decidere e di procedere utilizzando ed attivando
tutte le forze tecniche pubbliche e private che esistono
e che potrebbero coagularsi in un'unica operazione
congiunta.
Continua:>
Il sottosuolo di Palermo
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